C’è chi accusa la debolezza dell’economia, altri si appellano alla scarsa considerazione sociale di cui godiamo, ma solo in pochi considerano l’ inadeguatezza imprenditoriale dei musicisti come il problema principale dell’insuccesso di molte carriere.
Da molti anni ormai, insegno a decine di futuri chitarristi professionisti, tutti entusiasti di apprendere, migliorare, mettersi in discussione e lezione dopo lezione sempre più convinti di voler diventare “professionisti”.
Ma cosa significa essere un professionista? Cito due definizioni dal dizionario del Corriere:
Il professionista è:
1) Chi esercita una professione intellettuale, liberale, o comunque un’attività per cui occorre un titolo di studio qualificato.
2) Chi pratica un’attività (…) in modo esclusivo e continuativo per la quale viene retribuito.
In sintesi potremmo affermare che:
Il professionista è colui che esercitando la sua “attività” in maniera professionale si procura da vivere. Viene da sé che non ci si può definire “professionista” per il solo fatto di saper fare bene qualcosa. Ed è qui che (consentimi il termine) casca l’asino! Una grossa percentuale dei musicisti è convinta che il fatto di saper suonare (a volte anche molto bene) uno strumento, sia sufficiente a procurargli da vivere, e quando questo non accade diventano frustrati e se la prendono con quello che c’è fuori…governo ladro!
Ma la colpa non sta mai da una sola parte!
A prescindere dal settore in cui opera, un professionista dovrebbe:
- Conoscere il proprio campo d’affari:
I meccanismi della discografia, le figure professionali che gravitano intorno alle produzioni discografiche. Le dinamiche dello studio di registrazione, degli spettacoli dal vivo, i meccanismi previdenziali, l’enpals, la siae, le norme che regolano la nostra attività, sai cos’è una diaria? Ed un back to back? Qual è la paga minima sindacale se suoni in teatro? - Acquisire professionalità:
Quando un avvocato si laurea, passa i primi anni di attività affiancando un avvocato più anziano per osservare le dinamiche dell’esercizio reale della professione, così fa il medico e così fa l’idraulico, perché non dovrebbe farlo un musicista? Quanti di noi, prima di cominciare a proporsi come “professionisti” hanno fatto da apprendista per il proprio insegnante o a musicisti già affermati? - Sviluppare flussi multipli di entrate:
Suonare e registrare non sono l’unica fonte di guadagno per i musicisti, le produzioni, la didattica, la scrittura, le consulenze e tanto altro. Il mio avvocato gestisce grandi società, ma parallelamente gestisce le pratiche dei liberi professionisti come me, ed i ricorsi per le multe degli operai. Se le grandi società falliscono, lui non fallirà insieme a loro. - Non smettere di imparare:
I professionisti che ignorano quello che gli accade intorno vengono lasciati indietro. Questo vale per tutti, ma da musicista non puoi ignorare quello che sta accadendo al mondo della discografia, non puoi ignorare i social networks, non puoi ingorare l’elettronica, le nuove correnti musicali, i virtual instuments e chi più ne ha più ne metta. Se continui ad imparare puoi creare qualcosa di nuovo ed interessante per te e per i tuoi “clienti” che allora non ti abbandoneranno per il nuovo arrivato. - Sii professionale:
Facciamo un piccolo esempio: se il tuo avvocato si presentasse in ritardo agli appuntamenti, si scolasse 2 litri di birra a lavoro e si presentasse da te con la fidanzata ed un’orda di amici che vogliono scroccare, aprisse la sua valigetta piena di penne che non scrivono, fogli sporchi ed al momento di scrivere l’atto che ti riguarda si rivelasse approssimativo e poco preparato, saresti felice di dargli i tuoi soldi? Ti fideresti di lui? Chi ti ingaggia si comporta esattamente come ti comporteresti tu se dovessi dare i tuoi soldi ad una persona poco professionale.
Ti lascio con la solita domanda: colpa nostra o colpa loro? Anche questa settimana sarei felice di sapere cosa ne pensi, lasciami un commento di seguito e discutiamone insieme.